Passa ai contenuti principali

Crossroads

Lascia ciondolare le gambe nel vuoto, così seduta pigramente sulla ringhiera di una scala antincendio, con un sigaro per le mani e la schiena curva. E' notte fonda, i vicoli sono silenziosi, scuri. 

Di tutto il silenzio ed il buio che la circonda, lei scruta un pertugio in particolare, una semplice porta finestra chiusa su di una stanza buia. A dire il vero, tutto quell'appartamento ha l'aria di un luogo vuoto, sfitto. 

Lei se ne sta lì, a scrutarlo nonostante tutto a distanza, con quell'aria assorta e distante, in un certo senso incredula, inseguendo fantasmi di figure assenti con le labbra strette fra loro, con un groppo alla gola. 

Perché stavolta non ha più una scappatoia, un via di fuga, una qualsiasi forma di controllo: Erik se n'è andato, in qualche luogo dove lei non potrà più raggiungerlo, spiarlo o semplicemente controllare che stia bene da cauta distanza.

L'unica cosa rimasta ad attenderla, in quelle quattro mura, sono i ricordi. 

Ricordi di risate, di pizza e tv, di baci, di abbracci, di sesso.
Ricordi di lacrime, di confessioni, di fughe in piena notte, di addii silenziosi abbandonati alla carta.

Nei suoi ricordi lui sorride ancora, in quella maniera che sapeva fare: quel sorriso bonario e grato, quando la trovava la mattina nella sua cucina a cucinare pancakes con un indosso una t-shirt XXL chiaramente sua.

I ricordi di una vita deliberatamente gettata al vento, fatta esplodere come una bomba, per fare spazio ad altro. 

Alla squadra, per esempio. 

"La squadra viene prima di ogni cosa" se lo ripete come un mantra, anche ora "Lui era una minaccia per la squadra. Per sé stesso. E per Geese"

In fondo, diciamocelo, Sidoine è brava a mentire quando vuole, soprattutto a sé stessa. Magari non ha mai fregato Erik con le sue menzogne, ma lei ci è cascata in pieno nelle storie che si racconta. 
Come questa.

Sicuramente è più semplice questo, che accettare che le scelte si pagano, che le scelte hanno conseguenze.
Che non si può restare per sempre nella zona grigia del vorrei, ma non posso, che non si può sempre tenere il piede in due staffe, che la corda, se la tiri troppo, si spezza. 
Che tutto quel che ha un inizio deve anche avere una fine, per fare posto ad altro. 

Perché in fondo sa di averla compiuta, quella scelta, tante volte, in tanti modi diversi: se dovesse scegliere di nuovo ora, sceglierebbe l'altro altre mille volte. 

Commenti