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Death

Le Furie le danno così tanti pugni e calci, che ad un certo punto smette di sentirli come una cosa distinta: ha male ovunque. Il suo stesso sangue nero le si riversa negli occhi, le riempe il naso, le chiude la gola rendendole difficoltoso respirare. Ogni respiro sempre più difficoltoso, strozzato, rauco.

Ad un certo punto smettono, ma lei non se ne rende nemmeno conto. 

Sta morendo

Non una morte gloriosa, né una esemplare - solo lei che si strozza nel suo stesso sangue. La voce di Hector è una eco distante, ovattata. 

"Cazzo Sid. Rispondi."

La colpisce, ma lei non reagisce. 
Spalanca gli occhi, ci prova, in un ultimo tentativo - vorrei vedere il cielo, almeno - si ritrova a pensare. Ma di fronte agli occhi c'è solo il nero di quel suo sangue corrotto e non riesce ad aprirli davvero.
Schiude le labbra, ma l'aria che le scende in gola rantola, non emette nessun suono sensato. 

Vorrebbe dire tante cose, Sidoine - lei che la morte non se la aspettava così improvvisa, nonostante tutto. Le avrebbe volute dire a tante persone, certe avrebbe voluto gridarle. 

L'esterno si affievolisce, lo stesso succede ai suoi pensieri. Cerca con tenacia di aggrapparsi a qualche ricordo, alla memoria...ma nonostante ci provi - a concentrarsi su cose belle - di fronte a lei continua ad esserci solo la faccia di Geese che le dice che se ne andrà. Che è fatta, che è finita - la decisione è stata presa, è effettiva.
Si riascolta mentre pronuncia quel "Ho capito" soffocato di risposta, quelle due parole dietro il quale c'è un mondo di cose non dette e che non potrà dire mai più

Lei, in tutto questo, è una mera spettatrice

Geese che si dispera nella sua stanza, che brontola negli incubi, che affoga il senso di colpa nei farmaci e nell'alcol. Lei che resta lì in silenzio, poi protesta, si oppone, reagisce. Infine smette.
Perché alla fine, gli occhi disperati di Geese non sono poi tanto diversi da quelli di Mark Willson, che la prende per il collo e la bacia come se volesse divorarla, per scacciare via il sangue di Iphigenia dalla sua testa. E lei è stanca - mortalmente stanca - di essere solo questo

Che poi "Cos'ero io per lui?" se lo chiede. Sembra una domanda così importante, sul momento...poi no. Si sente leggera e capisce cosa sta per accadere: è il momento di andare. Lei è pronta.

Eppure, proprio nel momento in cui percepisce nettamente la sua anima migrare, qualcosa la riporta bruscamente indietro: precipita nel buio dell'incoscienza.


Quando riapre gli occhi, c'è il volto di una maschera sconosciuta con le sue mani imposte su di lei, illuminate da una tenue luce.

Un secondo fa era di là, ora è viva. 

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