Tornata magicamente all'Hub, lei è lì al fianco di quel corpo cristallizzato nella morte per l'eternità. Lo osserva quasi con severità, seduta e composta, senza versare una lacrima - quella dignità che è sua e che è di Dorian. Dorian è salvo, i ragazzi sono salvi. Il prezzo, pagato dal più anziano e saggio di loro. Il volto di Eldred appare quasi sereno, nella morte. Mentre tutto il resto attorno a sé appassisce e muore, vittima di quell'incantesimo, il corpo di Eldred non è destinato a decadere e così vi si ancora, quasi, senza osare toccarlo o corromperlo. Non riesce a guardare nessuno in volto, soprattutto il piccolo Dorian, che pretende le sue attenzioni. Ma non può, non può osservare quel volto minuto decomporsi, farsi scheletro e poi polvere, ogni singola volta. Una scena che mette in moto pensieri, dubbi, paura. Che incrina la sua spavalderia, che la spezza nel profondo. Ripensa alle parole del Barone, ai suoi moniti, agli sguardi, persino a quel
"Allô?" La voce di Thereze suona rilassata dall'altro lato della cornetta, forse un attimo perplessa - così...normale. Sidoine si rende conto dei secondi di silenzio che passano solo quando quella stessa voce la incalza. "Allô? Mi sente?" domanda di nuovo quella voce, con quei modi garbati che la contraddistinguono. "Maman, c'est moi" Sidoine si rende conto che la sua risposta è frettolosa, rauca. Ma nonostante tutto, scende un silenzio breve e Thereze riconosce al volo la voce della figlia, come non fossero passate che poche ore dall'ultima volta che l'ha sentita. "Sidoine" risponde lei, dall'altro lato della cornetta. La voce è stanca, appena mormorata. Diversa. "Sono mesi che non chiami, che non sappiamo che fine hai fatto. Se..." Sidoine finisce per parlarle sopra, intervenendo bruscamente. "Da Pasqua" dichiara, asciutta. "Sto bene. Sono in salute, non mi manca niente.