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Black candle

Una candela nera, che profuma di spezie, è tornata a bruciare al suo posto dopo settimane.

L'altare di Baron Samedi, drappeggiato di nero, ha ripreso il suo legittimo posto nella stanza di Sidoine, dove il disordine provocato dagli ultimi cinque giorni di ronde e ritmi di veglia inumani diventa un mero contorno.

Nel riparo e nella solitudine di quell'angolo buio dell'Hub, la candela rischiara il profilo di un vecchio tomo rituale, rilegato in pelle e dalle pagine ingiallite, che se ne sta aperto sulle sue gambe intrecciate. La torcia a pile che regge in mano illumina righe scritte in un francese desueto, dal contenuto carico di immagini: circoli magici, ingredienti occulti, tavole anatomiche dipinte a mano. 

L'altra di mano regge una bottiglia di gin, consumata a metà. Vi si attacca giusto ora, pretendendo che quelle che scivolino sulle sue guance non siano lacrime. Anche nella sicurezza della sua stanza, il suo è un pianto composto, che non emette un suono di troppo.

Sono lacrime di dolore
Nel sottofondo, continua a premere "play" ogni volta che quel messaggio vocale termina. La voce di Effie risuona nella stanza, cristallina e chiara. 
Spero che abbiamo potuto farci, alla fine, quella birra che avevamo detto: una cosa tra ragazze.
Sono stata un po' gelosa di te. Sai per cosa, sai per chi.
Però.
Non ho mai dubitato, per un secondo solo, a chi appartenessi.
Che cosa gli facciamo noi agli uomini?
Sono lacrime di rabbia.
Che straripano incontenibili, come la furia che l'animava lanciando una bottiglia vuota contro il muro, urlando a squarciagola di fronte a Jed. Come le parole piene di veleno dette a Vengeance
"Vali meno di zero"
La rabbia di un animale ferito, capace solo di ringhiare, scalciare e mordere qualsiasi mano si tenda verso di lei.

Sono lacrime di rimorso, di colpa.
Perché in fondo il Ghost non ha mai avuto torto e non bastano 48 ore insonni per le strade a cancellare i fatti. Non basta la lucidità di una occultista meticolosa a sistemare tutto, come se non fosse mai accaduto. 
Lo sa, che non potrà mai fare nulla per cancellarlo. 
Come non potrà mai rimangiarsi quelle stesse parole urlate a Jedediah, né quel bacio provocatorio depositato sulle ossa fredde dello spirito. Non si cancella la morte, non si cancellano le ferite, non si cancellano le parole, non si cancella una colpa.
Niente si può cancellare.

Sono lacrime di rassegnazione.
Di chi ha smesso di combattere contro il suo destino, accettando di cedere il libero arbitrio al suo padrone, di non deluderlo più. Perché è meglio un aguzzino capace di elargire grandi premi e terribili punizioni, meglio un oscuro e possessivo padrone che un Dio disinteressato e capriccioso, che non offre nulla e chiede tutto. Le ultime parole di Jedediah risuonano rabbiose nella sua testa
"Pregherò anche per te"
E lei avrebbe voluto rispondere una marea di cose, a quelle parole. Ma quel mondo di verità e confessioni rimane cristallizzato lì dentro di lei, a marcire come Madame Samedi, in silenzio. 
[...] Non ho mai dubitato, per un secondo solo, a chi appartenessi.
Che cosa gli facciamo noi agli uomini?
"Male" risponde Sidoine nel silenzio, ad alta voce "Soltanto male".


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