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Compromises

L'ambiente intorno a lei è nero e grigio, privo di forme definite.
Il naso le si riempe dell'odore della terra e del bosco, di umidità nel cuore della notte. Non c'è nulla di concreto, di materiale, ma percepisce il fresco dell'erba bagnata sotto i piedi, la brezza leggera del vento sulla pelle. Chiude gli occhi - nella sua mente si susseguono immagini veloci.

Il coltello che tiene fra le dita - una lama d'ossidiana, nera e sgrezzata - taglia la carne del collo del malcapitato ai suoi piedi come fosse burro. 
C'è sangue, sangue ovunque. Il rosso diviene il colore dominante, non c'è neanche un suono, neanche un lamento.

Sente un tocco caldo e rassicurante, che le sfiora la spalla sinistra. Per qualche ragione, nei suoi sogni le mani dei Suo Signore sono sempre brucianti.
"Conduis douchement, mon Herald" 
Il sussurro è morbido ed invitante, sufficiente a farle scendere un brivido di piacere estremamente reale lungo la schiena.
Nel buio rigenerato, alle immagini di sangue si sovrappone la voce del vecchio ed i suoi ammonimenti


"Sacrificarli vuol dire scegliere quale sarà il loro destino ultraterreno, e non è una cosa che sta a noi decidere. Non sono io a voler scegliere le punizioni che avranno le loro anime"

La sua voce umana è presto sovrastata da quella avvolgente del Barone, il cui tocco scivola lungo il braccio, languido come quello di un amate - su quello stesso arto decomposto che ora regge d'improvviso la lama sporca di sangue.
"Emmène-le à moi. Tu es la lame, tu es la flèche."
Je suis la lame, je suis la flèche.
Lo ripete animata da un ardore nuovo, nella sua testa, come se ogni parola, ogni sussurro, le facesse ribollire il sangue. Altre immagini si rincorrono nella sua mente.

C'è un uomo, a terra nel suo sangue. Un uomo che ha tanti volti - ha il casco di Rage, ha la maschera del Kraken, ha i lineamenti di Erik, il volto ancora in un ghigno disgustato di Zoe Fischer, ha l'elmetto di Falcon e la faccia spappolata di Ravager. Così tanti da non riuscire a distinguerli, ad un certo punto.

"Sta a me decidere ...è un mio sacro compito farlo, ogni singola volta che le frecce dell'arco di Baron Samedi trafiggono qualcuno a morte." 

Ha le mani che grondano di tutto quel sangue ed una gioia euforica che le esplode dentro, assieme ad un brivido di pura estasi quando labbra ardenti le sfiorano la pelle del collo. Eppure, qualcosa cambia. I volti diventano quelli di Eldred, Chloe, quello di Jed, di Geese, di Martin, di Galen...di Effie.
L'ennesimo sussurro si riversa in lei.

"Donne-la à moi. Donne-te à moi."



Si sveglia di colpo. Sono le 6 del mattino e lei è seduta sul sedile del passeggero del furgone guidato da Eldred, che si è fermato in un luogo ben preciso, isolato. Lo guarda spaesata, gli occhi sgranati di stupore, ma non dice nulla. Solo annuisce passivamente, quasi a sé stessa, apre la portiera e scende, rivolgendosi al retro del furgone, dove il vitello sacrificale attende di essere trasportato nel luogo del sacrificio.

"Facciamo quel che deve essere fatto"

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