Sono le tre di notte, nell'infermeria dell'Hub. C'è un silenzio assoluto, che stona col chiasso assordante che giusto ventiquattro ore prima o poco più ha animato quello stesso luogo: i commenti trascinati di Galen, le parole schiette di James, la voce pacificatrice di Armag, le frecciatine di Chloe, il sarcasmo amaro di Eldred. Ognuno di loro pronto a reagire in maniera diversa, di fronte alla consapevolezza di aver fallito.
Come Jed, che ora è stabilizzato e dorme in quella brandina, di cui segue i parametri vitali, lasciando che il *bip* continuo le riempa la testa di qualcosa di diverso dalle parole degli altri.
Ha mentito.
Ha mentito a Jed quando gli ha assicurato che non avrebbe alzato le dosi di morfina. Nonostante sia "uno stronzo ed un coglione", è ancora lì a pensare che alla fine non è arrabbiata con lui e che nemmeno lui dovrebbe esserlo.
Ha mentito ad Heck, quando lasciandosi accompagnare docilmente dai suoi tentacoli ha promesso che avrebbe dormito. Che anche se mantiene una faccia stoica e sicura, anche lei sotto ribolle, anche lei vorrebbe urlare ed imprecare, che vorrebbe essere spregiudicata e tornare in strada con lui, a fare quel che ad entrambi riesce meglio - uccidere.
Ha mentito a Geese, accontentandosi di un caffè e di un bacio strappato nel cuore della notte, di uno sguardo e di un sorriso stanco, prima di lasciarlo andare via. Nel fingere di non vedere l'elefante che abita nella loro stanza, dalla notte di Fete Ghede. Che "non è importante ora, deve soffrire molto questa situazione".
Se ne sta lì, a guardare la soglia come una ladra, assicurandosi che nessuno venga a strapparla da quel ruolo di guardiana che si è affibbiata da sola, dal dovere morale di non mollare mai, di non essere mai debole, di non cedere.
Lei, che a dire la verità Effie non la conosceva nemmeno così bene.
Lei, che per un periodo l'ha odiata, l'amore mancato di Mark che vagava nella loro casa come un fantasma ingombrante. Preda di un paragone che non avrebbe mai potuto vincere.
Lei, che in fondo non è così uguale come credeva lui, semmai simile. Ma comunque abbastanza da rispettarla, da avere fede in lei, da poter morire per quel Leader.
"Stiamo facendo il loro gioco, ci stiamo distruggendo dall'interno, non vedi lo schema?" diceva ad Hector, qualche ora prima.
Quindi non ha tempo di dormire, di riposarsi, di guarire. Resta vigile, perché "lei avrebbe voluto che non mollassimo, che non ci distruggessimo".
Ad assicurarsi che Jed non si rompa di nuovo i punti per la rabbia. Che Hector non faccia qualche follia, che Geese non si distrugga con l'alcol e che Galen abbia qualche ora di riposo dall'infermeria.
Anche se finisce per appisolarsi, ogni tanto, con un ciondolo a forma di giglio al collo ed un bigliettino fra le mani.
" Non trasformarti in un'ombra. Tieni sempre a mente chi sei e combatti con il cuore.
Bussa se hai voglia di parlare. O di bere in silenzio e non da sola. "
= Narcis=
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