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Visualizzazione dei post da 2019

Maman

"Allô?" La voce di Thereze suona rilassata dall'altro lato della cornetta, forse un attimo perplessa - così...normale. Sidoine si rende conto dei secondi di silenzio che passano solo quando quella stessa voce la incalza. "Allô? Mi sente?" domanda di nuovo quella voce, con quei modi garbati che la contraddistinguono.  "Maman, c'est moi" Sidoine si rende conto che la sua risposta è frettolosa, rauca. Ma nonostante tutto, scende un silenzio breve e Thereze riconosce al volo la voce della figlia, come non fossero passate che poche ore dall'ultima volta che l'ha sentita.  "Sidoine" risponde lei, dall'altro lato della cornetta. La voce è stanca, appena mormorata. Diversa. "Sono mesi che non chiami, che non sappiamo che fine hai fatto. Se..." Sidoine finisce per parlarle sopra, intervenendo bruscamente. "Da Pasqua" dichiara, asciutta. "Sto bene. Sono in salute, non mi manca niente.

The dance has just began

Ballano. Ballano al ritmo di una canzone jazz, bassa in sottofondo, in un ambiente scuro rischiarato dalla luce fioca di candele nere. Volteggiano in un ritmo più lento del normale, finendo stretti l'uno all'altra.  "Pour ton nom,  Madame Samedi . [...] Tu t'es promise à moi, avec ce nom. Il t'attache à moi tout comme mon symbol. Tout comme notre Pacte.  Tu m'appartiens.  Maman Brigitte n'a pas agréé, bien sûr, comme si tu étais ma femme plus qu'elle." Lei è timida come una vergine, fra le sue braccia, mentre quelle parole le vengono sussurrate all'orecchio. Silenziosa e raccolta, scosta appena il capo per permettergli di baciarle il collo - un fremito la scuote da capo a piedi. Per i suoi sensi, la pelle del Barone profuma di terra, di erba bagnata, di aghi di conifere. Ma anche di spezie, di caffè, di rhum ben invecchiato. Le sue mani la stringono e dove toccano, sente un calore piacevole, che la fa sospirare. "Moi e

Destiny

L'abbraccio di Jedediah è caldo, piacevole, consolatorio: la isola dai lamenti che provengono da quella stanza, in cui tutti assieme sono finiti ammassati ormai da giorni. Vi si rifugia senza ritegno, rannicchiandosi ancora di più contro di lui, col capo che si solleva appena a cercare il suo profilo con una guancia. Ogni volta che chiude gli occhi, la sua immagine è lì: le labbra piene tirate in un sorriso, la voglia bianca a forma di serpente che spicca sulla pelle scura, gli occhi pallidi. Il suono piacevole della sua voce riecheggia nella sua testa e la perseguita, impedendole di dormire.  Le immagini proiettate da Dorian nella sua mente sono vivide quasi quanto le emozioni che le suscitano. Di fronte a quelle immagini, il cuore sembra scoppiarle di un sentimento - forse sarebbe più corretto dire un istinto  - che mai si sarebbe aspettata di poter provare, non lei. Capace di spazzare qualsiasi paura, rimpianto, qualsiasi affezione avesse mai provato in vita sua. 

At any cost

"A costo della tua vita" La voce di Baron Samedi , graffiata e mormorata come un segreto, rimbomba nella sua testa come un'eco. Quando si sveglia, quella mattina di dicembre, è coperta di sudore ed ha male ovunque. Ma se le immagini svaniscono nei meandri della sua memoria, se i dettagli si dissolvono, le parole restano impresse come col fuoco.  E lui continua a mormorare ancora ed ancora ed ancora. Quella stessa identica frase che come una maledizione la perseguita durante tutta la giornata: si allena - dovrai salvarlo - beve - a costo della tua vita - combatte contro creature occulte - a costo della tua vita - manda messaggi provocanti a Randy .  Ogni secondo, lui è lì con lei, per ricordarle che " Non hai altra scelta che compiacermi ". Che lei è una cosa sua , uno strumento, un mezzo...e le cose non possono rifiutarsi di ubbidire. Non hanno una volontà propria.  Lei l'ha ceduta, quella volontà, il suo ti bon ange .  Ha il coraggio

Death

Le Furie le danno così tanti pugni e calci, che ad un certo punto smette di sentirli come una cosa distinta: ha male ovunque. Il suo stesso sangue nero le si riversa negli occhi, le riempe il naso, le chiude la gola rendendole difficoltoso respirare. Ogni respiro sempre più difficoltoso, strozzato, rauco. Ad un certo punto smettono, ma lei non se ne rende nemmeno conto.  Sta morendo .  Non una morte gloriosa, né una esemplare - solo lei che si strozza nel suo stesso sangue. La voce di Hector è una eco distante, ovattata.  "Cazzo Sid. Rispondi." La colpisce, ma lei non reagisce.  Spalanca gli occhi, ci prova, in un ultimo tentativo - vorrei vedere il cielo, almeno - si ritrova a pensare. Ma di fronte agli occhi c'è solo il nero di quel suo sangue corrotto e non riesce ad aprirli davvero. Schiude le labbra, ma l'aria che le scende in gola rantola, non emette nessun suono sensato.  Vorrebbe dire tante cose, Sidoine - lei che la morte non se

Choises

Le ali di Xynvahr fendono l'aria, smuovendola in moti turbolenti e agitati. La sua figura nera e minacciosa attira gli sguardi di tutti: i vigilanti, che si animano di nuova speranza, i Chop Suey che tremano alla sola vista. E lei è lì, issata come un'eroina vittoriosa, a dare speranza a quelle maschere in un bagno di sangue. Le dita sfiorano la corda dell'arco: l'ultimo dardo a sua disposizione si materializza e con esso una scelta. Sa di non poterli salvare tutti, li vede morire sotto il suo carro come mosche, quei compagni di lotta. Ma nonostante tutto, la sua coscienza scalcia.  Non passano che pochi secondi, ma sembrano un' eternità .  Da fuori la scelta sembra così semplice: tre vite contro una . La mano che regge la freccia, per la prima volta, trema . Non ha espressioni in quel volto privo di carne, incapace di versare anche una sola lacrima: quella scelta le si addensa dentro...e se fuori tace, dentro g r i d a .  Implora il suo perdono,

Compromises

L'ambiente intorno a lei è nero e grigio, privo di forme definite. Il naso le si riempe dell'odore della terra e del bosco, di umidità nel cuore della notte. Non c'è nulla di concreto, di materiale, ma percepisce il fresco dell'erba bagnata sotto i piedi, la brezza leggera del vento sulla pelle. Chiude gli occhi - nella sua mente si susseguono immagini veloci. Il coltello che tiene fra le dita - una lama d'ossidiana, nera e sgrezzata - taglia la carne del collo del malcapitato ai suoi piedi come fosse burro.  C'è sangue, sangue ovunque. Il rosso diviene il colore dominante, non c'è neanche un suono, neanche un lamento. Sente un tocco caldo e rassicurante, che le sfiora la spalla sinistra. Per qualche ragione, nei suoi sogni le mani dei Suo Signore sono sempre brucianti . "Conduis douchement, mon Herald"  Il sussurro è morbido ed invitante, sufficiente a farle scendere un brivido di piacere estremamente reale lungo la schiena. Nel bui

Black candle

Una candela nera, che profuma di spezie, è tornata a bruciare al suo posto dopo settimane. L'altare di Baron Samedi, drappeggiato di nero, ha ripreso il suo legittimo posto nella stanza di Sidoine, dove il disordine provocato dagli ultimi cinque giorni di ronde e ritmi di veglia inumani diventa un mero contorno. Nel riparo e nella solitudine di quell'angolo buio dell'Hub, la candela rischiara il profilo di un vecchio tomo rituale, rilegato in pelle e dalle pagine ingiallite, che se ne sta aperto sulle sue gambe intrecciate. La torcia a pile che regge in mano illumina righe scritte in un francese desueto, dal contenuto carico di immagini: circoli magici, ingredienti occulti, tavole anatomiche dipinte a mano.  L'altra di mano regge una bottiglia di gin, consumata a metà. Vi si attacca giusto ora, pretendendo che quelle che scivolino sulle sue guance non siano lacrime. Anche nella sicurezza della sua stanza, il suo è un pianto composto, che non emette un suono

Hold On

Sono le tre di notte, nell'infermeria dell'Hub. C'è un silenzio assoluto, che stona col chiasso assordante che giusto ventiquattro ore prima o poco più ha animato quello stesso luogo: i commenti trascinati di Galen , le parole schiette di James , la voce pacificatrice di Armag , le frecciatine di Chloe , il sarcasmo amaro di Eldred . Ognuno di loro pronto a reagire in maniera diversa, di fronte alla consapevolezza di aver fallito. Come Jed, che ora è stabilizzato e dorme in quella brandina, di cui segue i parametri vitali, lasciando che il *bip* continuo le riempa la testa di qualcosa di diverso dalle parole degli altri.  Ha mentito .  Ha mentito a Jed quando gli ha assicurato che non avrebbe alzato le dosi di morfina. Nonostante sia "uno stronzo ed un coglione" , è ancora lì a pensare che alla fine non è arrabbiata con lui e che nemmeno lui dovrebbe esserlo. Ha mentito ad Heck , quando lasciandosi accompagnare docilmente dai suoi tentacoli ha prom

A way out

"Non hai mai pensato..di cercare una via per poter terminare, senza conseguenze, questo patto?" Mentre la voce di Eldred risuona nelle sue orecchie, lei lo guarda estraniata, con gli occhi spalancati e neanche una parola da pronunciare. "Riprendere il tuo libero arbitrio, insomma" Fuori il silenzio, dentro la tempesta . Sente un brivido sotto pelle, la sua mente divaga altrove. "Stai zitta" La voce di Madame Samedi è carica di disprezzo ed eccitazione, per quella preda che ha lì ai suoi piedi. Ogni pugno, ogni freccia che la trafigge senza abbatterla, non fa che accrescere la sua brama di violenza, spingendola sempre un passetto oltre. "Che di umano avrai giusto il nome, se va bene" La cosa la diverte. Si sta divertendo, a vedere quella donna in difficoltà, a sputare sangue a terra. Perché, ai suoi occhi, non è meno mostruosa di lei. "Fai ciao ciao al mondo, stronza" La corda si tende, scricchiola, l'attimo prima

Challenge

"I can be... far   better ...than this" I am better. E' ubriaca. Molto ubriaca, tanto ubriaca, " unabottigliaemezzodiwhiskey" ubriaca. Lascia la cucina  dell'Hub a notte fonda, barcollando tentoni nel corridoio verso le stanze. Non sembra un caso che tiri dritto verso quella di Geese , lasciandosi andare sul suo letto esausta, quasi a peso morto. Alla maldestra e caotica ricerca di contatto umano, si ritrova a sbiascicare un mormorato "Mi dispiace" Che si ripete una, due, tre volte, via via più fievole, cedendo il posto a quel mantra, mormorato una sola volta, prima di sprofondare nell'ennesimo sonno agitato e turbolento. "Posso essere meglio di così. Lo prometto".

Punishment

Pardonnez-moi, mon Baron , parce que j'ai péché L'odore dell'incenso nella sua stanza era penetrante, si sentiva fin nel corridoio. Seduta di fronte al suo piccolo altare, era rimasta in contemplazione per ore. In riflessione sull'accaduto, alla ricerca di una logica nella contorta volontà del suo Signore, in mille voli pindarici.  Magari aveva sottovalutato la minaccia di Baal. Una parte di lei teme che potrebbe essere il simbolo in sé, ma scaccia quel pensiero con forza, ottusamente. Accettare un pensiero del genere vorrebbe dire accettare uno stato di infelicità, rinunciare al suo ultimo pezzetto di umanità, tenacemente custodito. L'ultima vera differenza fra lei e Madame Samedi, più di un volto decomposto. Si aggira così con quel senso di inadeguatezza e di fallimento addosso, fin dentro le ossa, quasi che lo sguardo del Barone la inseguisse in ogni anfratto in cui sente, istintivamente, di doversi nascondere. Incapace di riposare senza esse

Sinking

Rabbia, dolore, sangue . Sangue, sangue nero ovunque...una mano ci scivola sopra, nel disperato tentativo di non cedere, ma crolla a terra.  Ha un giramento, sente il potere del Portale scivolare via, affievolirsi, facendola piombare in un sonno nero. Lentamente il dolore si attenua, si anestetizza nell'assenza completa di percezioni. E' buio. Nel retrocranio le risuona quella frase, urlata a squarciagola dalla donna che si allontana da lei. "Farete tutti la stessa fine! Morte ai superumani!" In quello stato di semi-coscienza, si sente improvvisamente più leggera. Forse qualcuno l'ha raccolta, forse no. Forse è altro. "Forse sono morta davvero, stavolta"  Si ritrova con quello che non è nemmeno un pensiero addosso, se lo sente echeggiare nella testa passivamente.  Ogni tanto appare qualche immagine nel nulla assoluto. Al dolore si uniscono le immagini ricorrenti di quel ripudio che è costretta a rivivere ogni notte, un circolo pe

Curse

Le paure si addensavano, si rincorrevano nella sua mente ad una velocità impressionante, pronte a collidere l'una con l'altra.  Da un lato, la paura di morire , l'orrore per l'avanzare inesorabile di quella mutazione, divenuta una lenta condanna. Se normalmente non avrebbe dato peso allo spettro della morte nella sua vita, tutt'altra storia è dover combattere quella partita impari come il silenzioso spettatore di una corruzione che avanza, un centimetro di pelle alla volta.  Senza scelte, senza vie di uscita. Se non bastasse questa consapevolezza, il resto del mondo sembra ben disposto a rinfacciare a quello strano fenomeno da baraccone l'orrore che è capace di provocare loro. Perché, come disse a quella donna a China Town " La gente ha già abbastanza scazzi, non ha voglia di trovarsi la morte sbattuta in faccia per la strada" . Un po' come certi panni sporchi, che andrebbero lavati in casa, con discrezione.  Ed alla fine, alla fin

Unsend letter

Caro Mark, Non so nemmeno perché mi ritrovo a scrivere, sapendo di non poterti inviare un cazzo.  Puro esercizio di stile o l'illusione di poterti parlare ancora attraverso la carta, probabilmente. Che dire, sono una ricercata adesso...ma tu lo saprai già, alla fine. Non c'è bisogno che aggiunga nulla, è una vita che conosci meglio di me. Ricordi, quella volta che ne abbiamo parlato? Delle scelte di vita, delle questioni di principio, dei "se" e dei "ma" . Mi piace pensare che, in fondo, avessi capito dove volevo andare a parare con quel discorso, perché tutto è iniziato da poche domande, dubbi sporadici che hanno portato ad altre domande e, infine, alle risposte. Alle azioni, alle decisioni.  Gli esiti sono sotto gli occhi di tutti.  Ma mi piacerebbe che sapessi, almeno tu, che ci credo davvero. Che, Santo Barone, potrebbe prendermi un attacco di panico pure per scegliere con cosa fare colazione la mattina, tanto sono indecisa nella vi

Crossroads

Lascia ciondolare le gambe nel vuoto, così seduta pigramente sulla ringhiera di una scala antincendio, con un sigaro per le mani e la schiena curva. E' notte fonda, i vicoli sono silenziosi, scuri.  Di tutto il silenzio ed il buio che la circonda, lei scruta un pertugio in particolare, una semplice porta finestra chiusa su di una stanza buia. A dire il vero, tutto quell'appartamento ha l'aria di un luogo vuoto, sfitto.  Lei se ne sta lì, a scrutarlo nonostante tutto a distanza, con quell'aria assorta e distante, in un certo senso incredula, inseguendo fantasmi di figure assenti con le labbra strette fra loro, con un groppo alla gola.  Perché stavolta non ha più una scappatoia, un via di fuga, una qualsiasi forma di controllo: Erik se n'è andato, in qualche luogo dove lei non potrà più raggiungerlo, spiarlo o semplicemente controllare che stia bene da cauta distanza. L'unica cosa rimasta ad attenderla, in quelle quattro mura, sono i ricordi.  R

Holding hands

Fuori tecnicamente è giorno, ma c'è il silenzio tipico della notte in quel piccolo tugurio dell'Hub che chiama stanza, fatto di respiri leggeri e rumori ovattati dall'esterno. Il letto su cui è riversa è piccolo: insieme a Geese ci sta stretta e questo la costringe a stare sul fianco, col capo nell'incavo della sua spalla, la guancia poggiata contro il suo petto e la sinistra mollemente intrecciata alla mano dell'uomo. Ancora una volta priva di sonno, in uno strano stato di torpore che è un misto di emozioni, stanchezza ed alcol, i suoi occhi pallidi si fissano sull'intreccio delle loro dita. Osserva il modo naturale e lieve in cui le loro mani combaciano, trovando pace nella loro febbrile ricerca solo quando congiunte.  Ora, prima, l'altro giorno, in ronda, con le ossa rotte. Sempre. "Sarà che le mani sono il fulcro del nostro potere" l'ha pensato spesso e lo pensa anche ora, anche se ogni volta non ha risposta a questa domanda.

Lento come morire

"Tutti muoiono un po' ogni giorno, ma io muoio più velocemente" Si ritrova a pensare, mentre se ne sta con gli occhi pallidi incollati sul soffitto dell'area relax dell'Hub. Le parole di Redback continuano a rimbombarle nel cranio per più tempo di quel che vorrebbe ammettere. " Sei soddisfatta, di tutto questo?" E se la frase di per sé ha poco significato, l'occhiata di quel ragazzino ce l'ha. La guarda come l'hanno guardata tanti altri, con fastidio, pena o timore, come si guardano i corpi malati, gli appestati. Come qualcosa di rotto, che ci si vuole togliere da sotto gli occhi. Non ha bisogno di mentire, nel dire che " quale che sia il prezzo, ne vale la pena ": non è una bugia. Ma nonostante la semplicità di questa verità, il suo peso è un macigno che le toglie il sonno. Perché il prezzo da pagare non è un semplice obolo, no. E' come una malattia, una cancrena che si mangia la carne e l'anima, rigettandola st